Cerbero rabbonito
All’ ingresso del regno dei trapassati c’è sempre un Cerbero, ed anche nel caso del Cimitero Felice di Săpânţa non si fa eccezione: un anziano signore abbaiante dal buio del suo bugigattolo chiede con gesti imperiosi il pagamento dell’ obolo.
Ma per pagare ho bisogno di Lei rumeni e non ho ancora fatto in tempo a cambiare. “Bancomat!” mi ringhia il cerbero indicando un punto impreciso alle sue spalle.
Allora mi incammino fiducioso sotto la pioggia che continua a scendere da ore e ritorno praticamente nel centro del paese.
Chiedo informazioni ad un signore che sta spazzando il marciapiede di casa sua (in un giorno di pioggia!)
No, a Săpânţa Bancomat non ce ne sono, mi risponde sdentato e sorridente. Almeno capisco questo, perché parla solo Romeno ed hai voglia a dire che è una lingua che deriva dal Latino: si capisce poco.
Il Bancomat più vicino è a Sighetu Marmației, che lui chiama familiarmente Sighet. Ma non devo preoccuparmi perché fra cinque minuti passa l’ autobus.
Cerco di dirgli che, grazie, ma io l’ auto ce l’ ho. I suoi occhi azzurri allora si illuminano e fa un gesto che conosco bene: porta verso la bocca la mano con le cinque dita raccolte, le bacia e tende il braccio verso di me aprendole. Vuol dire che allora va tutto bene, ed è un gesto che conosco perché tipicamente meridionale italiano. Non immaginavo di trovarlo qui, nel Nord della Romania.
Ma il Bancomat invece c’è, ed è nascosto in un angolo tra un bar ad un’ agenzia turistica.
Ritorno dunque felice e bagnato con il mio carico di Lei e finalmente il Cerbero si rabbonisce, sorride finanche e mi apre le porte del cimitero.
Il Cimitero Felice di Săpânţa
La Spoon Rover Europea è a Săpânţa, nel Nord della Romania, ad uno sputo dall’ Ucraina: l’ ossimorico Cimitero Allegro (Cimitirul Vesel in Romeno) è una macchia celeste nel verde e bruno della campagna del Maramures.
Seicento tombe in uno spazio più piccolo di un campo di calcio. Tutte dipinte in azzurro cielo, tutte con un’ epigrafe che racconta in poche righe la vita di chi lì giace. Ma il Cimitero Allegro è un luogo irrituale di dolore. Qui i morti vengono rimpianti e contemporaneamente presi in giro per l’ eternità.
Questo particolare camposanto è un unicum, non l’ evidenza di una tradizione.
Queste lapidi celestine, queste epigrafi bonariamente ironiche si trovano solo qui e sono opera di un umile falegname del posto e del lavorante di bottega che ne ha continuato l’ attività.
L’ idea di Stan il falegname
Stan Ioan Pătraș, ebbe un giorno, pochi anni prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, l’ idea di deviare dall’ ipocrisia che vuole che chi ci lascia sia sempre buono, probo, onesto, irreprensibile. Normalmente i cimiteri sono una colata di buonismo disteso a coprire ciò che di meno edificante molti avranno pur fatto in vita, che il falegname di Săpânţa volle in qualche modo dissipare, per rendere i trapassati più simili alle persone che erano realmente state.
Così, Stan iniziò ad adornare le umili tombe del paesino non solo con le consuete croci e lapidi ma soprattutto con un’ epigrafe – che lui preparava personalmente – a volte ironica, a volte semplicemente triste, che racconta vita e “punti deboli” del trapassato.
Il tocco finale fu quell’ azzurro seta quasi fosforescente che caratterizza tutte le sepolture e, che a tutto fa pensare tranne che ad un cimitero.
Con la sua manualità ed immaginazione Stan stava concedendo ad ogni defunto un’immagine, una voce; insomma una storia individuale. Proprio come a Spoon River, che però, a differenza del Cimitirul Vesel, è un cimitero immaginario.
Bizzarra combinazione di allegria ed amarezza, serenità ed orrore, il Cimitero Allegro di Săpânţa – ormai da tempo inserito nella lista UNESCO dei luoghi da tutelare – è un libro aperto sui vizi, i peccati e le bassezze del micromondo del villaggio.
Le iscrizioni sulle lapidi
E’ come se fossero i morti stessi a raccontarsi in confidenza.
La grappa è un veleno puro
che porta pianto e tormento
Anche a me li ha portati
La morte mi ha messo sotto i piedi.
Coloro che amano la buona grappa
Come me patiranno
Perché io la grappa ho amato
Con lei in mano sono morto.
(Qui giace Dumitru Holdis, vissuto 45 anni, morto di morte forzata nel 1958)
Ed a volte con un certo senso dell’ umorismo.
Sotto questa pesante croce
Giace la mia povera suocera
Avrebbe dovuto vivere tre giorni in più
Ed io sarei stato qui e lei avrebbe letto (questa lapide)
Tu che passi
Cerca per favore di non svegliarla
Perché se ritorna a casa
Mi criticherà di nuovo
Ma io mi comporterò bene di sicuro
E così lei non ritornerà dalla tomba
Resta qui, mia cara suocera!
Stan il falegname, insegnò il mestiere a Dumitru Pop, che ha raccolto la sua eredità ed ha proseguito la sua opera.
Il signor Pătraș è infatti morto nel 1977 e – manco a dirlo – è sepolto nel Cimitero Allegro.
La sua epigrafe inizia così:
Da quando ero bambino
Mi conoscono come Stan Ion Pătraş
Ascoltate, compagni
Non ci sono bugie in ciò che sto per dirvi
In tutta la mia vita
Non ho mai danneggiato nessuno
Ma anzi ho fatto del bene ogni volta che ho potuto
A chiunque me lo chiedesse
Oh, povero mondo mio
Perché fu difficile viverci
Nel Cimitero
Blu, blu dovunque, manca solo il blu del cielo oggi.
Anche il resto dei colori di queste sepolture contadine riprende i toni squillanti della natura, i verdi dell’ erba, i gialli ed i rossi dei fiori di campo che crescono tra una tomba e l’ altra.
Ma il tempo lavora anche sui colori di questo cimitero, e le tombe più vecchie scoloriscono, tendono al grigio.
Invece le più recenti mantengono ancora quel colore squillante che è caratteristico del cimitero, tanto che quella tonalità spesso in Romania è chiamata Blu Săpânţa.
Ad osservare tutto c’è una chiesa, ma tra botteghino all’ ingresso e colori squillanti sotto il cielo autunnale, non riesco proprio a capacitarmi di essere in un cimitero.
Quando vissi in questo mondo
Spellai molte pecore
E preparai buona carne
Che tu potessi liberamente mangiare.
Ti offro della buona carne grassa
E buon appetito.
Ioan Toaderu amava i cavalli,
Ma dice dal fondo della sua tomba:
Un’ altra cosa amavo molto,
Star seduto al tavolo di un bar
Vicino alla moglie di qualcun altro
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