Il nostro viaggio in Puglia termina ad Est, ma molto ad Est.
Altro che Paesi dell’ Est! Molti Polacchi abitano più ad Ovest… Già, ma siamo ancora in Italia. Incredibile, vero?
Se guardiamo una carta geografica e da Otranto disegniamo una riga che punti direttamente a Nord, questa verticale arriverà dritta dritta a Stoccolma, sfiorando Budapest! Praga è molto più ad Ovest di Otranto e più occidentali sono anche Breslavia e Bratislava.
Va bene, non siamo qui per digressioni geografiche.
Siamo qui per fotografare e godere della bellezza di uno dei punti più estremi d’ Italia, in quel tacco dello Stivale che guarda ai Balcani ed all’ Oriente un tempo bizantino.
Otranto
Otranto. Da sempre magnifico, religiosissimo bordello, casa di cultura tollerante confluenze islamiche, ebraiche, arabe, turche, cattoliche
così la descrive Carmelo Bene, che ne era ottimo conoscitore, essendoci nato.
Otranto, che fu Bizantina, poi Turca a forza e poi Normanna.
Dopo tanto guerreggiare, si è arresa al turismo fighetto e niente hanno potuto contro la nuova invasione le possenti mura del castello. Quel castello che fa da sfondo immaginario al polpettone gotico di Horace Walpole. Lì si immagina l’ esistenza di un cunicolo segreto che univa il castello con la cattedrale.
Di questa galleria ovviamente non c’è traccia. Ma vale la pena di percorrerlo in superficie questo tratto. E si può scegliere tra la passeggiata panoramica lungo i bastioni della città con vista sulla costa oppure attraverso i vicoli del centro storico fino a giungere alla piazza che ospita la bella chiesa.
Qui furono benedetti dodicimila crociati che partivano per liberare il Santo Sepolcro (o almeno così dicevano…). Ma esiste un contrappasso, e al tempo della dominazione turca la cattedrale fu ridotta a stalla per cavalli.
Ma se non ci sono gallerie segrete, ad Otranto, sembra però che esistano dei punti in cui si può viaggiare nel tempo. Ed infatti, basta attraversare inavvertitamente un arco ed eccoci catapultati indietro di secoli: una minuscola piazza, una chiesa bizantina nel silenzio, circondata da mura imbiancate a calce. Ci si risveglia dall’ incanto giusto in tempo per andare ad ammirare altre reminiscenze basiliane nella cripta della cattedrale.
Nel tardo pomeriggio, poi, la pietra bionda delle mura si ingiallisce e contrasta scenograficamente con il blu del mare, ed è uno spettacolo da non perdere!
Se si ha la fortuna di scegliere il giorno giusto (e sono pochi in un anno), senza folla, i richiami del passato sono più evidenti ed ammaliatori e invitano ad esplorare con cura le vecchie pietre ed i vicoli che affacciano sul mare, ma dall’ alto: per difendersi meglio. E per difendersi meglio ecco anche le mura della città, spettacolari davanti al blu del mare e del vecchio porto, che un tempo era centro di traffici e che fino a qualche decennio fa ancora era base dei servizi navali verso la Grecia e l’ Albania. Ora ospita solo pescherecci e barchette.
Lecce
Da Otranto ci sono poi solo pochi chilometri per raggiungere il capoluogo del Salento, la Firenze del Sud.
Lecce è una nuvola barocca assediata da palazzine anni ’70 e infestata dalle auto.
Ma gas di scarico e speculazione edilizia non possono cancellare la ricchezza del Barocco che dilaga nei palazzi, arricchisce il dedalo di stradine del centro storico, incanta e lascia a bocca aperta con la bellezza degli ornamenti, l’abbondanza dei capitelli e dei dettagli.
E la pietra leccese, con il suo colore ambrato, dona calore e regala magia alla luce della città, che ne esalta le forme. Pietra gentile, facile da lavorare ma altrettanto sensibile alle intemperie ed agli agenti inquinanti che la scavano, la lisciano fino a cancellare le bizzarre figure scolpite. Ricostruirle, farle riapparire, è un lavoro delicato, e costa; così, a corona del Barocco sontuoso del centro città, i vicoletti ostentano archi e balconi che un tempo ebbero fasto, ma oggi mostrano solo fantasmi di immagini.
Storie di fantasmi
Fantasmi, è una parola ricorrente a Lecce. Nessuno lo immagina, ma Lecce è una città di fantasmi! Non solo per l’ evanescenza delle figure scolpite nella pietra, ma per le innumerevoli storie da brivido che girano in città.
Sono tante le leggende, qui, che parlano di misteriose presenze che abitano le vecchie case del centro, indaffarate in svariate attività, dal suonare il pianoforte ad apparire di profilo sui muri nelle notti d’ estate.
E’ come se le statue del duomo di Lecce, della basilica di Santa Croce e delle sue altre chiese barocche potessero muoversi nel buio della notte. E se ne andassero ad occupare gli antichi palazzi dedicandosi ai passatempi preferiti. Un’ allucinazione neanche troppo distante da quelle raccontate da Ripellino per la sua Praga.
Ma la notte passa, il sole torna, e rieccoci ad ammirare piazza Sant’ Oronzo ed i resti dell’ anfiteatro romano. Il Sedile ti fa sognare sugli aromi arabo-indiani del suo nome e mette in mostra la sua lenta decadenza. Il Leone di San Marco in bella vista evidentemente è scivolato fin qui, via Venezia, da quell’ Oriente che termina nel mare a pochi chilometri da questa piazza, bella, incasinata ed anche un poco abbandonata.
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