Se già lo sapete, ve lo aspettate.
Scarpe di bronzo
Se invece non lo sapete, passeggiando a Budapest lungo la riva sinistra del Danubio ed avvicinandovi al neogotico Palazzo del Governo (uno degli edifici più fotografati della capitale ungherese) potrebbe sorprendervi la vista di un mucchio di scarpe di bronzo allineate in modo disordinato proprio sul bordo del lungofiume.
Scarpe da uomo, stivali, scarpe da donna con i tacchi, scarpette per bambini.
Arte moderna. Si certo. Ma non solo.
Quelle scarpe sono un monumento, uno degli innumerevoli memoriali della brutalità nazifascista.
La storia
Agli inizi del 1945 la seconda Guerra Mondiale stava volgendo alla fine. Gli Alleati attaccavano sulle Ardenne e sul fronte orientale le truppe sovietiche si apprestavano a liberare Auschwitz.
Ma nei territori ancora occupati dal Terzo Reich le brutalità contro gli Ebrei continuavano. A gennaio, il destino della battaglia per Budapest era ormai segnato. La capitale era completamente accerchiata ed ogni via di accesso bloccata. I Nazisti ed i loro volenterosi spalleggiatori ungheresi del partito delle Croci Frecciate, non potendo più deportare gli Ebrei verso i campi di concentramento decisero di giustiziarli sul posto. Li andavano a prendere nelle loro case, poi li radunavano sulle rive del Danubio, ordinavano loro di spogliarsi e lì passavano per le armi. I loro corpi cadevano nel fiume e venivano trasportati via dalla corrente.
L’ idea
Tra la ressa da panico e le esecuzioni, erano in tanti a perdere le scarpe prima del colpo fatale. E proprio a queste scarpe perse dalle ultime vittime del genocidio ungherese fa riferimento il monumento Le scarpe sul Danubio, opera di Can Togay (un regista) e Gyula Pauer (uno scultore).
Tre targhe installate nel cemento lungofiume recitano in Ungherese, Inglese ed Ebraico: “Alla memoria delle vittime giustiziate nel Danubio dai miliziani delle Croci Frecciate”.
Il monumento
Non sono però le targhe a colpire, ma la valenza iconografica del monumento (non per niente ad idearlo è stato un regista) che sembra trasportare immediatamente ai tempi di quelle atrocità.
Queste scarpe di bronzo hanno la stessa valenza iconica degli stivali dei soldati nella Corazzata Potemkin, degli occhiali frantumati della vecchia signora: un effetto metaforico che evoca la brutalità senza mai realmente citarla e che lascia senza fiato, con un nodo alla gola.
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