Anche d’ estate non è facile che San Pietroburgo si offra in pieno sole. Le nuvole cavalcano allegramente su queste immense pianure e sull’ ultimo lembo orientale di Mar Baltico, disegnando ombre diverse e mutevoli su ogni angolo della città.
Siamo pur sempre al Nord, ed anche quando il cielo è azzurro e terso il sole non è mai davvero alto. Le ombre – anche in piena mattina – restano lunghe. La luce, dorata e calda, si riflette su tutti i muri a tinte pastello della città, sull’ oro delle cupole, sull’ acqua.
La moschea di San Pietroburgo
E’ in questa luce che ci si presenta la moschea di San Pietroburgo. I mosaici azzurri e turchesi del rivestimento e la mezzaluna d’ oro. All’ interno il momento della preghiera. Poca gente raccolta attorno all’ officiante, in un silenzio interrotto dalle dolci litanie dell’ uomo col turbante.
La moschea è una copia in scala ridotta del mausoleo di Tamerlano a Samarcanda. Costruita tra il 1910 ed il 1913, ai tempi della sua inaugurazione era la più grande d’ Europa. Può ospitare cinquemila fedeli, ma in questi giorni non sembra per nulla sovraffollata.
Non molto distante, è alla fonda l’ incrociatore Aurora, con le sue stelle rosse, la sua controversa storia ed il simbolismo che si porta appresso.
Fu varato nel 1900. Nel 1908 fu una delle prime navi a portare i soccorsi alla popolazione di Messina e Reggio Calabria colpite dal terremoto. Prese parte alla Prima Guerra Mondiale. Nel 1917 avrebbe sparato il colpo che diede il segnale per la conquista del Palazzo d’ Inverno durante la rivoluzione russa. Ma era una cannonata o un colpo a salve? Sono passati quasi cento anni ed ancora non è stato stabilito con certezza di quale natura fosse il botto che diede il La agli avvenimenti che avrebbero cambiato la storia del mondo.
Ad ogni modo, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la nave – ormai obsoleta – fu ormeggiata nei pressi di Leningrado ed utilizzata come batteria antiaerea fissa. Affondò nel corso di un bombardamento tedesco. Fu recuperata e restaurata per essere riportata all’ aspetto che aveva nel 1917.
Dopo aver ancora servito come nave da addestramento, dal 1961 è saldamente ormeggiata a questa banchina della Neva, trasformata in museo della Rivoluzione. Si muove soltanto per qualche lavoro di manutenzione nei vicini cantieri navali. Anche se ormai condannata all’ immobilità, l’ Aurora è infatti ancora una nave perfettamente funzionante. Ha un suo equipaggio ed un comandante ed è considerata una nave da guerra operativa a tutti gli effetti, anche se probabilmente non sparerà mai più un altro colpo di cannone.
Il sosia
Mentre siamo in contemplazione della nave in mezzo ad una folla di turisti, per la maggior parte russi, un’ apparizione mi da trasalire. Che cosa ci fa Vladimir Ilic Lenin in mezzo alla folla?
Vestito come Lenin, con una pesante giacca nera abbastanza incongrua per l’ estate, il basco nero a coprire la pelata, camicia bianca e cravatta , un distintivo rosso all’ occhiello: un sosia abbastanza convincente, uno che sbarcava il lunario facendosi fotografare a pagamento con i turisti.
D’ altronde è vero che in Russia il tenore di vita è molto migliorato negli ultimi anni, ma si tratta di un miglioramento che si appalesa soprattutto tra le classi più elevate. La gente del popolo continua a tirare avanti a fatica. Ci si inventa ogni tipo di stratagemma per incassare qualche rublo in più. C’ è chi suona per gli sposi che vanno a farsi fotografare sotto il monumento a Pietro il Grande e chi sfrutta le proprie somiglianze fisiche. Nel mezzo, un’ infinita serie di lavoretti più o meno legali.
Le prime due puntate sono qui e qui.
L’ ultima puntata si trova qui.
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