Seconda puntata. La prima la trovate qui.
Non c’ è solo la folla e l’ animazione della festa della Marina Russa, oggi sull’ onnipotente prospettiva di Gogol’. C’ è anche una luce splendida che scende da un cielo variegato di nuvole che viaggiano veloci; alternanza di sole e di ombre che esalta i colori ed i volumi.
Ci incanta il turchese pastello della chiesa armena di Santa Caterina, convertita in laboratorio artigianale durante il periodo sovietico, e restituita al culto solo nel 1990.
Rimaniamo di stucco davanti alle cupole a cipolla simili a gelati della chiesa del Sangue Versato, sulla riva del canale Griboyedova.
Dalla sommità della costruzione spuntano infatti cinque cupole colorate. L’ esterno del monumento è ricoperto da smalti variopinti, piastrelle di ceramica e di vetro colorato. Ci sono oltre settemila metri quadrati di mosaico, più di quanto se ne trovi nella basilica di San Marco a Venezia.
Una chiesa particolare, con una storia del tutto particolare. Sorge, infatti, esattamente sul luogo dove – il 13 marzo 1881 – fu ucciso in un attentato lo zar Alessandro II.
Mentre il regnante passava lungo l’ alzaia del canale, un anarchico lanciò una granata, che uccise però un suo sosia. Alessandro, incolume, scese dalla sua carrozza e così facendo facilitò l’ opera di un secondo anarchico, che fece esplodere un altro ordigno. E questa volta la mira fu giusta.
Due anni dopo l’ assassinio, si giunse alla determinazione di realizzare, esattamente dove era esplosa la bomba, un maestoso monumento, un memoriale dedicato al sovrano ucciso.
Sorse così un unicum della struttura cittadina. A San Pietroburgo, infatti, la maggior parte degli edifici sacri è in stile barocco o neoclassico. L’ architettura della Chiesa del Salvatore attinge invece a piene mani dalla tradizione russa medievale. Inoltre l’ edificio ha la forma di una chiesa, ma non è mai stato una chiesa. E’ un monumento destinato al ricordo e al cordoglio per lo zar assassinato. Non vi è mai stata celebrata una messa; vi si recitavano le panikhida, le cerimonie di ricordo per i defunti, ma non funzioni sacre.
Ma abbiamo già visto che San Pietroburgo è la città più artificiale del mondo, e facciamocene dunque una ragione!
Poco più di dieci anni dopo il termine dei lavori di costruzione, durante la Rivoluzione, la chiesa fu saccheggiata e danneggiata. Iniziò quindi ad andare in rovina, tanto che nel 1931 si stabilì di smantellarla completamente, senza però decidersi ad avviare la demolizione.
Poi arrivò la Seconda Guerra Mondiale e il terribile assedio di Leningrado. Il monumento divenne un magazzino per le verdure e poi addirittura un obitorio. Le bombe tedesche la danneggiarono, tanto che si tornò a parlare di una sua demolizione. Ma nel 1941, quando si doveva passare ai fatti, gran parte della popolazione di Leningrado e tutti i tecnici che avrebbero dovuto eseguire i lavori, erano al fronte a combattere e si giunse all’ ennesimo rinvio.
Ancora si riprese a parlare di demolizione nel 1956. Stavolta l’ edificio sarebbe dovuto andare giù per fare posto ad una nuova strada, ed ancora una volte non se ne fece niente.
Solo nel 1968 alla chiesa del Sangue Versato fu finalmente garantita una protezione da parte del Ministero delle Belle Arti. Dal 1997 – dopo un laborioso restauro – è nuovamente visitabile ed ospita un museo.
Uno strano destino, quello di questa chiesa, che è riuscita a sfuggire a tutti i tentativi di distruzione, dalle bombe naziste ai progetti comunisti di variazione della viabilità, ma che non è mai stata utilizzata per funzioni religiose.
Dopo la folla della Prospettiva è rigenerante la calma un po’ bohémienne delle strade alberate fiancheggiate da caffè dell’ isola Vasillievsky.
Sono gli ex canali interrati grazie all’ alzata d’ ingegno del principe Menshikov ed oggi trasformati in isola pedonale.
Una scheggia di Parigi ritagliata ed incollata a San Pietroburgo.
Qui è bello passeggiare in questo pomeriggio assolato d’ estate e gustare il contrasto tra il sapore vagamente bohémien degli ombrosi viali alberati, dei negozi, dei bistro con tavolini all’ aperto e la rudezza tipicamente russa della gente che vi si attarda.
Al tramonto siamo sulla punta dell’ isola. E’ il posto più panoramico della città. La vista spazia a trecentosessanta gradi, dalla Neva con le fontane alla fortezza di Pietro e Paolo con le sue cuspidi dorate, all’ Hermitage verde pastello sullo sfondo del cielo che si arrossa.
Alle 22 c’è ancora luce e parte lo spettacolo: musica e fontane danzanti. Gli abitanti della città si sono raccolti a centinaia in piazza e sotto i bastioni, in riva al fiume. Fanno picnic, bevono spumante; hanno portato i figli, le fidanzate e si godono la serata.
Alle 22,30 è tutto finito, ma la notte non ha alcuna intenzione ancora di diventare scura. Non è mica per caso che Dostoevskij ha ambientato proprio a San Pietroburgo Le notti bianche!
Seconda puntata. La prima la trovate qui.
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