Il Gargano è unico. Te ne accorgi già solo guardando la carta geografica: un pezzo di montagna isolato tra il Tavoliere ed il mare. È incongruo, lì ti aspetteresti solo pianura.
Ed invece puoi salire fino a mille metri, quasi sempre con vista mare e le Tremiti all’ orizzonte.
Ti aspetta un bosco di faggi, querce, aceri, carpini, frassini, farnetti, pini di Aleppo, ontani.
È la Foresta Umbra. Qui i bambini possono giocare con i daini e si può fare picnic in riva ad uno stagno, osservati da tartarughe curiose.
Il Gargano è unico perché è un posto dove per passare da una spiaggia all’ altra spesso si sale per tornanti e boschi e poi si ridiscende verso la sabbia. È ingannevole. Se due spiagge sembrano vicine, in realtà potrebbe volerci meno tempo a passeggiare a piedi da una all’ altra che a spostarsi in automobile.
Il Gargano è unico anche perché è uno dei pochi posti dell’ Adriatico italiano da cui puoi vedere il tramonto sul mare.
Basta andare sul lago di Varano per godersi il sole che cala sull’ orizzonte marino ed illumina canneti. Barche di pescatori, una costa tufacea che sembra già scogliera marina.
E quando l’ aria è davvero tersa, in fondo alla linea dell’ orizzonte si stagliano le sagome non solo delle Tremiti, ma anche della Maiella e del Gran Sasso, che è davvero lontano. Visto da qui sembra un’ isola in mezzo al mare. L’ isola che non c’è.
A volte si intravede anche il luccicare di un faro croato all’ orizzonte.
Non è un posto facile, il Gargano, se non ti accontenti del residence con piscina.
Scoprirlo richiede un po’ di fatica, sia che si giri in automobile o che si faccia cicloturismo. Beh, in quest’ ultimo caso è un po’ più faticoso, lo ammetto.
Arrivando da Nord il benvenuto è costituito dai riflessi del lago di Lesina e dalle Tremiti all’ orizzonte. Nette e precise oppure sagome sfumate, dipende dal tempo. Poi si inizia a salire.
Il lago di Varano si mostra in basso. Una macchia azzurra separata dall’ altro azzurro dell’ Adriatico da una sottile striscia verde.
Rodi Garganico, arroccata su uno sperone roccioso, ha grandi comignoli che sovrastano forni spesso altrettanto grandi. Erano utili un tempo per cucinare e per riscaldare. Come tante capanne dei Puffi, prive dei loro abitanti bluastri, le sagome di questi comignoli contraddistinguono il profilo del paese.
In basso, c’è il porto turistico, costruito di recente. Nel secolo scorso in quella baia si faceva il bagno e ci si divertiva in windsurf.
L’ amico Cesare mi racconta che le case del centro storico di Rodi sono costruite in modo tale da avere ognuna la visuale sul mare. Mi svela angoli panoramici dai quali le donne avvistavano le barche di ritorno e subito correvano a spargere la voce in paese, per alleviare l’ ansia delle spose dei naviganti.
Poi mi porta in giro ad osservare con occhio critico i murales del centro storico. Mi racconta le leggende del posto che intrecciano culti longobardi, influenze bizantine e credenze religiose cristiane.
Il sito che gestisce è pieno di informazioni utili, ricette da leccarsi i baffi ed interessanti storie del paese.
Ho già raccontato in passato di Lesina, dei suoi sandali in secca e della sua laguna.
Il lago di Varano è proprio lì accanto. Gemello diverso, più profondo, votato alla pesca delle anguille ed alla coltivazione delle cozze.
In un angolo, grotte scavate dall’ uomo nel tufo, un tempo utilizzate come abitazioni e poi convertite dai pescatori in depositi per gli attrezzi e le barche.
In un altro angolo, una cavità di origine carsica custodisce il seme di una venerazione religiosa molto diffusa nella zona.
La grotta di San Michele (da non confondere con l’ omonima di Monte Sant’ Angelo) è il luogo della prima apparizione dell’ Arcangelo Michele sul Gargano.
Narra infatti una delle innumerevoli leggende che si ritrovano in queste zone che un toro fosse solito pascolare all’ ingresso di questa cavità e che non ci fosse stato verso di fargli cambiar posto. Neanche si riusciva ad ucciderlo, perché le frecce scagliate nella sua direzione cambiavano traiettoria e tornavano verso l’ arciere.
Il problema fu risolto da un’ apparizione in sogno al vescovo dell’ epoca.
Un miracolo ha colpito l’uomo con la sua stessa freccia, affinché fosse chiaro che tutto ciò avviene per mia volontà.
Io sono l’Arcangelo Michele e sto sempre alla presenza di Dio. La caverna è a me sacra.
E poiché ho deciso di proteggere sulla terra questo luogo ed i suoi abitanti, ho voluto attestare in tal modo di essere di questo luogo e di tutto ciò che avviene patrono e custode. Là dove si spalanca la roccia possono essere perdonati i peccati degli uomini. Quel che sarà qui chiesto nella preghiera sarà esaudito.
Va’, perciò, sulla montagna e dedica la grotta al culto cristiano.
A Vieste a sera la vista si apre sull’ orizzonte marino e sui delicati colori del crepuscolo che si riflettono sul mare e sulle case imbiancate, sul campanile della concattedrale di Santa Maria Assunta, e sulla chiesa di San Francesco, isolata in fondo alla punta.
All’ ingresso del porto, il grande faro continua imperterrito ad esibirsi nella sua luce intermittente.
Vieste è grande, ha grandi spiagge e grandi alberghi. Ma la sua essenza è contenuta nel piccolo borgo antico, in cima alla collina, sovrastato dalla chiesa e dal castello. Lungo le sue viuzze ci sono ristoranti, negozietti e tanta gente. All’ improvviso un vicolo si apre su un panorama mozzafiato, poi si torna tra le insegne delle paposcerie e i souvenirs.
Ancor più di Vieste, Peschici è assediata dai tavolini dei bar, dalla paccottiglia dei negozietti e soprattutto da una massa umana che fa fatica a scorrere tra i vicoli stretti e le scalette del centro storico.
In cima alla rupe, anche più su del castello, una piazzetta custodisce gli immancabili lucchetti dell’ amore, ma regala tramonti emozionanti, su un orizzonte da cui si stagliano sempre i profili delle isole Tremiti. Puoi immaginare la costa dei Balcani, solo poche decine di chilometri più in là.
Quei Balcani misteriosi e spesso nel corso della storia ostili.
Eppure da lì arrivano le leggende sacre del luogo, come quella della Madonna della Libera di Rodi, effigie tardo bizantina che si dice abbia bloccato in mare la nave che la trasportava finché i marinai non hanno capito che l’ icona voleva essere depositata proprio lì, sulla riva del Gargano. Una volta deposta l’ immagine sacra, l’ imbarcazione ha ritrovato il vento giusto ed è ripartita per la sua destinazione, mentre la Madonna è ancora a Rodi Garganico, oggetto di venerazione.
Leggende e tradizioni che si ritrovano simili in molti paesi della costa dirimpettaia della penisola balcanica. Anche a Monopoli, solo per dirne una, c’è una leggenda di una madonna naufraga.
Ti è piaciuto? Ti andrebbe di leggere ancora le mie storie di viaggio e fotografia?
Perché non ti iscrivi alla mia newsletter?
Ne riceverai una solo quando pubblicherò un nuovo articolo ed i tuoi dati non verranno mai comunicati a terzi!
Se invece vuoi continuare a goderti belle foto di viaggio, usa il menu in alto e fai un giro per il mio sito!
Sapevi che puoi spedire gratis tutte le e-card che vuoi? Scegli le foto che ti piacciono di più e poi clicca sul bottone E-Card in basso a destra per spedirle a chi vuoi. E’ semplice ed è gratis!