Costanza, estremo Sud della Germania. Città portuale, proprio lì dove il lago che in Italiano porta il suo nome diventa nuovamente Reno e si avvia al suo lungo viaggio verso Nord.
Città di confine, che esibisce i suoi dehors, i ristoranti aperti fino a tardi e le sue passeggiate serali; impietoso il confronto con Kreuzlingen, la sua dirimpettaia svizzera che di divertente al massimo ha da offrire un bel parco giochi per bambini.
Costanza fu sede di un Concilio che pose fine allo scisma d’ Occidente. Tra una cosa e l’ altra condannò anche a morte e bruciò sul rogo Jan Hus, che da Praga osava parlare di Verità in quanto testimonianza di Cristo.
La sua cattedrale è troppo bianca e recentemente restaurata, per sembrare davvero Gotica; eppure lo è ed era già lì ai tempi di quel Concilio ed ai tempi dei primi pellegrini diretti a Santiago. Che poi solo pellegrini non erano, ma anche mercanti, fuggitivi e uomini d’armi.
Sul suo fianco meridionale, sotto la Concha rispettosamente esibita, un segnale indica la distanza e la direzione iniziale.
Da qui a Santiago de Compostela ci sono 2.340 chilometri. A piedi.
Siamo al chilometro zero della Schwabenweg, la via Sveva. E’ il ramo del Cammino di Santiago che attraversa tutta la Svizzera, per poi giungere in Francia e collegarsi al Cammino Francese.
Si attraversa dunque Costanza, la città vecchia con i suoi negozi, i musicanti di strada, la gente seduta nei bar, e si entra in Svizzera quasi senza accorgersene; ci si avvia poi verso i verdi, tranquilli ed un po’ noiosi campi del Thurgau, dove anche le mucche sembrano avere il loro posto predeterminato.
Sono quattro ore abbondanti di cammino, valicando dolci colline e sfiorando pascoli, campi coltivati ed infine vigneti. Insomma paesaggio e colori tuttaffatto differenti rispetto a quelli che attendono il pellegrino nella Meseta spagnola.
Dopo circa quindici chilometri di cammino il sentiero – che si era infilato nella stretta ed ombrosa valle di un ruscello – sbuca infine nei pressi di un frutteto a Märstetten.
E qui c’è il primo ostello: una tipica casetta del Thurgau con i gerani alle finestre, l’ insegna in legno scolpito ed a fianco la concha gialla su fondo blu. Fuori una piazzetta rotonda dominata da una fontana di pietra.
La sterminata pianura spagnola è troppo lontana per poterla già immaginare, ma la via del pellegrino, da qui alla Francia, non sarà facile come questa prima tappa. Ci sono le Alpi da attraversare ed il Ponte del Diavolo è un toponimo troppo allettante per lasciarselo sfuggire.
Ma questa è una storia ancora aldilà da venire.
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