A quanto pare, per una volta la speculazione immobiliare a Berlino non ha vinto. Non assisteremo presto alla scomparsa di un altro pezzo della storia recente della capitale tedesca.
L’ aeroporto di Tempelhof resisterà. In un recente referendum i Berlinesi si sono schierati contro la proposta di destinare l’ area, che sorge proprio in centro e che dal 2009 è un parco, a nuove iniziative immobiliari. Non saranno costruiti né gli appartamenti, né la Biblioteca Nazionale, la nuova fermata della metropolitana, i negozi e la piscina che erano programmati.
Magari un referendum fosse riuscito a bloccare in tempo anche la distruzione fisica del Muro!
La storia
Tempelhof è uno dei più antichi aeroporti del mondo, ma è forse l’ unico che ha conservato praticamente intatta la sua struttura originale.
Doveva essere il nodo centrale dei collegamenti aerei civili del Terzo Reich, ma sotto il Nazismo non funzionò mai come aeroporto civile. La sua costruzione terminò nel 1941, quando si era ormai già nel pieno della guerra. Fu convertito in una struttura militare, nell’ edificio venne installata una fabbrica di aerei e le piste furono utilizzate sporadicamente per voli militari e soprattutto per il traffico aereo dei gerarchi.
Tempelhof ha visto la storia accumularsi tra i suoi hangar e le sue piste. Dalle farneticazioni di dominazione hitleriane ai bombardamenti quando la seconda guerra mondiale era ormai persa, alle fasi più cruciali della guerra fredda, compreso quel ponte aereo che – tra il 1948 ed il 1949 – permise la sopravvivenza dell’ intera parte occidentale di Berlino quando i Russi bloccarono ogni accesso e rifornimento.
Tutti questi strati di storia sono perfettamente visibili quando si visita l’ immensa struttura. Sì, le visite sono possibili e le organizza l’ associazione che ha in gestione l’ area del vecchio scalo. Ci sono tours per tutti e quelli più specifici per i fotografi amanti dell’ urban decay.
L’ aeroporto, che è stato in uso fino al 2008, è gigantesco. L’ edificio principale era uno dei più grandi al mondo al momento della sua costruzione, nel 1936: un semiarco in granito lungo quasi un chilometro e mezzo. Un tipico edificio nazista dalle linee squadrate e angoli taglienti, con porticati esterni ed un’ impressione generale di greve possanza. Monumentale è un aggettivo che gli si attaglia bene.
Nel progetto originale, la terrazza dell’ edificio avrebbe dovuto fungere da tribuna per le parate e gli show aeronautici. Una specie di stadio, in grado di ospitare un milione di persone! Oggi, una parte di quel progetto torna d’ attualità, perché si pensa di allestire una piazza sulla terrazza dell’ edificio. Un’ agorà di oltre un chilometro quadrato che dovrebbe essere pronta entro il 2016 e che sarà destinata ad iniziative artistiche e culturali. Tanto per capirci, la superficie di Piazza San Pietro è di circa un terzo di chilometro quadrato, quella di piazza Tienanmen di Pechino, che è forse la piazza più vasta del mondo è di circa mezzo chilometro quadrato!
Dopo la guerra, gli Americani che avevano il controllo di quel settore di Berlino installarono a Tempelhof una propria base aerea, che è rimasta attiva praticamente fino al 1993. Il traffico civile si sviluppò solo negli anni Cinquanta e si è interrotto cinquantanove anni dopo. Le piste troppo corte permettere il traffico di aerei moderni a lungo raggio e la posizione troppo centrale ne hanno decretato la chiusura. Contemporaneamente avrebbero dovuto chiudere anche gli altri aeroporti cittadini. Ma nonostante la proverbiale efficienza tedesca, il resto del progetto ha subìto enormi ritardi. Il nuovo megascalo Willy Brandt è stato inaugurato solo ad ottobre 2020.
La visita
All’ arrivo all’ aeroporto, a salutarci c’è un’ enorme testa di aquila. Un tempo, l’ aquila aveva anche un corpo e stava appollaiata su una svastica, . Dopo la guerra, gli americani volevano portarsela in un museo della madrepatria, ma l’ intero oggetto era troppo grande e pesante e così il progetto fu abbandonato. Il corpo e la svastica furono segati via e la testa dell’ aquila piazzata all’ ingresso dell’ aeroporto a salutare i viaggiatori in arrivo e partenza. Che ormai di viaggiatori non ce ne sono più, ma l’ aquila resta imperterrita lì…
Albergo e sala da ballo
Sulla sua sinistra c’è l’ ingresso di quello che un tempo era l’ albergo dell’ aeroporto. Un affascinante rudere a semicerchio, con le stanze che si affacciano tutte lungo questa mezzaluna. Al piano inferiore c’è il bar che conserva ancora gli adesivi di tutti gli squadroni e le linee aeree, e chissà che fantasmi di ricordi affastellati tra quei legni e quegli specchi.
All’ ammezzato una splendida sala da ballo ancora con il parquet ed i lampadari originali.
Sala partenze
Poi si entra nell’ aeroporto vero e proprio e si viene accolti da una sala immensa, la quintessenza dell’ architettura nazista. Doveva sembrare vuota anche negli anni di massimo traffico civile tanto che è vasta.
In opposizione a questo gigantismo, l’ area del duty free è minuscola: praticamente un pertugio nascosto, forse il più piccolo duty free del mondo.
Il piazzale e le piste
Si esce poi sulla pista, sotto la tettoia metallica autoreggente che era uno dei vanti dell’ aeroporto negli anni Trenta del secolo scorso. Era la prima volta che gli aerei potevano parcheggiare sotto una tettoia in grado di ospitarli, proteggendo così passeggeri ed operatori dalle inclemenze del tempo.
Sullo sfondo, le immense piste che oggi sono un parco amatissimo da skateboarder, aeromodellisti, amanti degli aquiloni e via dicendo. Ed in quale altra città del mondo lo trovate un parco così grande e così privo di alberi ed ostacoli?
Gli hangar
Anche gli hangar dell’ aeroporto sono affascinanti. Erano il deposito e l’ officina della base aerea americana che è stata di stanza a Tempelhof fino alla sua chiusura, e la loro appartenenza all’ USAF la trovate ben marchiata proprio sui portelloni d’ ingresso.
Anche dentro tutti i segnali di pericolo e le indicazioni sono in Inglese; gli spazi sono enormi, l’ atmosfera buia e rarefatta.
Ci si sposta quindi all’ interno dell’ edificio che ospitava gli uffici e per farlo si percorre un corridoio buio e tortuoso dove corrono ancora i binari della ferrovia interna. Un ambiente cupo e misterioso dal quale si sbuca per addentrarsi in un labirinto di stanze e saloni.
Il campo da basket e gli spogliatoi
Qui un tempo i nazisti avevano progettato ci fosse la sala da ballo dell’ aeroporto. Stiamo parlando di un aeroporto che doveva avere una tribuna in grado di ospitare un milione di persone, e la sala da ballo poteva essere più piccola di un campo da basket?
No non poteva, solo che qui balli non ce ne furono mai; partite di pallacanestro invece sì! Il logo dei Berlin Braves campeggia ancora orgogliosamente sul linoleum del centrocampo, i canestri sono ancora lì e sembra quasi che esca ancora vapore ed odore di sudore dagli spogliatoi.
Gli scantinati che furono rifugio antiaereo
La visita termina negli scantinati del fabbricato che durante la guerra furono convertiti in rifugio antiaereo per i lavoratori della fabbrica che era stata installata nell’ aeroporto e per la gente che viveva nelle vicinanze.
Negli ultimi tempi della guerra, quando Berlino veniva costantemente bombardata, la gente passava qui dentro giorni e giorni, settimane. E tra di loro c’ erano naturalmente anche tanti bambini. Per alleviare il loro stress, per cercare di far dimenticare loro anche per un attimo il terrore degli scoppi, qualcuno pensò di decorare i muri di questo rifugio con dipinti nello stile di Wilhelm Bush, un popolare favolista dell’ epoca. Quei dipinti sono ancora lì, e lasciano un groppo in gola a pensare alla precoce perdita dell’ innocenza e del tempo del gioco di quelle vittime inconsapevoli ed incolpevoli della follia degli adulti.
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Grazie per tutte i Foto , sono grandioso! Angela di berlino
Gran bel lavoro per contenuti e per immagini.
E mi è piaciuto sì! Tutta la storia intrigante e la singolare situazione presente, ma soprattutto il video, veramente strepitoso!